RASSEGNA STAMPA

CORRIERE MERCANTILE - Omicidio di Carlo Giuliani Taormina vuole il proiettile

Genova, 18 giugno 2009

Omicidio di Carlo Giuliani Taormina vuole il proiettile
Blitz del legale di Placanica in Tribunale

L’avvocato Carlo Taormina, difensore dell'ex carabiniere Mario Placanica, ieri era al Tribunale di Genova per chiedere personalmente la consegna del proiettile estratto dal capo di Carlo Giuliani, ucciso durante gli scontri del G8 2001 a Genova. Placanica era accusato di avere esploso il colpo che aveva attinto Giuliani. Il procedimento era stato archiviato. Taormina vuole dimostrare che il proiettile non fu esploso da Placanica perché questi, in quanto sottufficiaIe, aveva in dotazione solo proiettili camiciati mentre nel cranio del ragazzo genovese non furono trovate tracce di camiciatura ma solo piombo. Taormina aveva già presentato un'istanza per ottenere il reperto a scopo difensivo. Gli era stata negata e aveva fatto una nuova istanza per cui, dice, non ha più ottenuto risposta. Ieri il legale di Mario Placanica non ha comunque avuto fortuna in quanto il pm che seguì l'indagine, Silvio Franz, era lontano dalla procura genovese per altri incarichi.
Nell'agosto seorso l'avvocato Taormina aveva presentato denuncia contro ignoti per l'omicidio di Giuliani dopo la risultanza di una comparazione tra le perizie di parte che indicherebbe l'assenza, nel corpo della vittima, di residui di camiciatura del proiettile che uccise il giovane no global. La denuncia era stata depositata a Catanzaro e trasmessa alla procura di Genova per competenza. Secondo quanto riferito da Taormina, l'ultima consuIenza tecnica voluta da Placanica ed eseguita a Milano avrebbe dimostrato che nel cranio di Giuliani sarebbe stato rilevato esclusivamente piombo. «Se così fosse - aveva commentato l'estate scorsa Taormina - a sparare non è stata la pistola di ordinanza di un sottufficiale qual era Placanica perché i proiettili in dotazione ai sottufficiali sono obbligatoriamente camiciati». Quindi, secondo il legale di Placanica, «se le cose stanno così a sparare è stato o un ufficiale, che può utilizzare qualsiasi tipo di proiettile, oppure un civile».
Tuttavia il giudice dell'udienza preliminare Elena Daloiso, che aveva accolto la richiesta di archiviazione dall'accusa di omicidio volontario per Placanica da parte del pm Silvio Franz (ieri peraltro assente), nelle 48 pagine di motivazione aveva sostenuto innanzitutto che non vi è alcun riscontro sull'ipotesi avanzata dai difensori di parte civile che il colpo fosse stato sparato da un'altra arma. E aggiungeva che erano condivisibili le conclusioni dei consuIenti del pubblico ministero sul fatto che il proiettile avesse prima colpito un calcinaccio lanciato dai manifestanti contro il defender dove si trovava Placanica e poi avesse raggiunto il volto di Carlo Giuliani. La ferita procurata avvalora l'ipotesi, seriveva il gup, che il «proiettile prima di penetrare il volto ha incontrato un bersaglio intermedio che ne ha ridotto al velocità, danneggiando la camiciatura ed esponendone il nucleo di piombo». Inoltre le prove di sparo e i filmati di quel giorno, specificava il gup, hanno permesso di dimostrare che il proiettile non ha colpito l'estintore che Giuliani teneva alto sul capo, ma proprio il calcinaccio. La Daloiso spiegava anche che Placanica aveva fatto un usa legittimo della pistola. «Tanto più che l'uso dell'arma, assolutamente indispensabile, è stato graduato in modo da risultare il meno offensivo possibile, atteso che i colpi sono stati certamente diretti verso l'alto e solo per un'imprevedibile modifica della traiettoria, uno di essi è andato a colpire Carlo Giuliani». «Il suo comportamento - continuava il magistrato - appare scriminato da una situazione di legittima difesa, atteso che la intenzionalità nella produzione dell'evento voluto o anche solo previsto, è stata certamente determinata dalla necessità di difesa di diritti ingiustamente offesi, posta in essere nel rispetto dei limiti della proporzione sia con riferimento al valore dei beni posti in essere che ai mezzi a disposizione per la loro tutela».

[f.r.]